46 edizioni, una storia iniziata nel lontano 1973 con 345 arrivati quando, in Italia, ancora doveva nascere il fenomeno delle maratone di massa con migliaia di partecipanti e pertanto immaginiamo cosa potesse significare vedere addirittura 15 donne al traguardo in una 100 km all’inizio degli anni ’70 !
La 100 Km del Passatore (che deve il suo nome al brigante Stefano Pelloni, detto appunto il Passatore, molto “attivo” nella Romagna di metà Ottocento) è andata avanti tra alti e bassi sopravvivendo alla moltitudine di 100 Km che ci sono ogni anno in Francia e in Germania e a quelle velocissime (che spesso ospitano i mondiali di specialità) in Belgio e nei Paesi Bassi.
Perché andare da Firenze a Faenza, attraverso l’appennino tosco-romagnolo, è una sorta di viaggio, seppur decisamente impegnativo vista l’altimetria inevitabilmente ricca di ripide salite e lunghe discese anche se, per le illogiche regole di valutazione che la IAAF applica alle maratone e alle mezze maratone su strada (ovvero prendere in considerazione solo il punto di partenza e di arrivo senza considerare ciò che c’è “in mezzo”), il Passatore sarebbe una gara “in discesa” visto che si parte da Firenze (65 mt slm) e si arriva a Faenza (35 mt slm). Vallo a spiegare ai partecipanti che, da un punto di vista burocratico, Vetta le Croci (518 mt slm) e la Colla di Casaglia (918 mt slm), non esistono …
Ma, in campo internazionale, le competenze sulle ultramaratone sono della IAU che, infatti, non si sognerebbe mai di organizzare in Italia un’edizione del mondiale della 100 Km nell’ambito del Passatore preferendo nel 2008 e nel 2012, il piatti e veloci, seppur anonimi, percorsi della Cento degli Etruschi (Tarquinia) della Cento Km della Brianza (Seregno) entrambe vinte da Giorgio Calcaterra.
Saltiamo in un colpo solo 45 edizioni e vediamo cosa è successo pochi giorni fa lungo la statale Faentina, o forse sarebbe meglio dire cosa non sia successo, ovvero che non abbia vinto Giorgio Calcaterra per la tredicesima volta consecutiva. Questa è stata la vera notizia! Tutto involontariamente a discapito del povero Andrea Zambelli che a 48 anni (pur con varie maglie azzurre già onorate) verrà ricordato più per essere stato il primo a battere Giorgio che per la sua prestazione tecnica davvero notevole da un punto di vista tattico. Ritiratosi dopo solo 6 km il grande favorito della vigilia Carmine Buccilli.
A livello generale l’edizione 2018 ha visto: 3.082 iscritti, 2.836 partiti e 2.427 arrivati (dei quali 1.996 uomini e 431 donne pari al 17,7 % del totale).
Tra i tanti risultati vale assolutamente la pena sottolinearne uno: Walter Fagnani (classe 1924, si proprio 94 anni!) che ha chiuso in 18h15’36” la sua 45^ partecipazione al Passatore (ha saltato solo la prima edizione) concedendosi il lusso di precedere al traguardo ben 252 concorrenti senza dubbio più giovani di lui!
Andiamo ora a curiosare in casa “bancaria” e diamo la precedenza all’unica ragazza.
Alessia Tomassini, al terzo Passatore, è riuscita, chiudendo in 13h56’31”, a migliorare nettamente il risultato del 2017 e avvicinarsi al suo best del 2015 di 13h25’01”.
Tra i ragazzi, il migliore è stato Carlo Cerioni che ha chiuso in 12h11’34” peggiorando il tempo del 2017 di 11h49’07” ma comunque migliore delle 12h40’04” del 2016.
Al secondo posto Massimo Ciocchetti che ha praticamente eguagliato il suo primo Passatore del 2013 chiudendo in 13h24’47”, tempo comunque distante dal suo best di 11h44’42” ottenuto a Helsinki nel 2015. Seguono, all’esordio sulla distanza, Vincenzo Ferraiuolo in 12h44’23”, Pascal Lemasle in 13h56’31” e Aldo Lambelet in 17h03’55”.
La cronaca si ferma qui, ora il doveroso spazio alle considerazioni e alle sensazioni dei nostri protagonisti!
Alessia Tomassini
“Maggio 2018, il mio quarto Passatore… lo dico subito: si fa, è più facile farlo che pensarlo, ma sicuramente non è una gara per tutti, no questo no non lo diciamo… Il primo è stato il più emozionante, con quell’incoscienza che rende tutto più leggero. Il secondo l’ho fatto per vedere se davvero ero capace di quell’impresa o se fosse stato solo un colpo di fortuna finirlo, poi mi sono iscritta per la terza volta e lungo il percorso mi sono venute incontro le mie amiche… 100km sono tanti ma si possono fare, ci vuole solo una predisposizione alla solitudine, alla resistenza, tanta forza di volontà e un buon rapporto con la sofferenza perchè in 100km non puoi pensare di non avere dei momenti di fatica o sofferenza, devi aspettare che la piccola crisi arrivi, abbracciarla e portarla con te. In fondo io corro tutto l’anno, la corsa è un momento tutto per me, la mia meditazione, conosco bene tutti i doloretti che si presentano, mi ripeto come un mantra che passo dopo passo si arriva e è la soddisfazione più grande… e poi al Passatore mi viene sempre a prendere mio marito Andrea (forse vuole solo assicurarsi di non rimanere vedovo con due figli), a volte mi incontra all’80esimo, a volte all’85enquesimo e gli ultimi km percorsi con lui sembrano volare…
Arriva gennaio 2018, Pascal mi dice che lo farà, e allora mi iscrivo, forse è un pò questa la follia, tornare a farlo… Quello di sabato è stato il mio quarto Passatore, l’unico fatto in compagnia di un amico, il migliore che si potesse sperare di avere accanto perchè positivo e discreto, un valido sostegno…
Il viaggio per me inizia le 12 settimane prima dove cerco di seguire la tabella degli allenamenti che preparo e modifico io stessa (circa 5 uscite per un totale che va dagli 80km ai 110km settimanali) perchè il Passatore merita rispetto, non si può andare impreparati perchè altrimenti non si va a fare una gara, si va a fare un’altra cosa. Seguire la tabella vuol dire due cose: essere sicuri che il giorno dopo cammini e sei in grado di fare tutto e, se non succede qualche imprevisto, che la gara la porti sicuramente a termine sempre correndo, camminando solo i 10km prima della Colla, quelli no, non li corro, non mi alleno mai in salita quindi li cammino e so che è saggio fare così…
Arriviamo alla Colla, sono felice, non mi cambio, non mi fermo (e chi riparte poi), bevo però a ogni ristoro che incontro con grande gioia perchè ognuno segna altri 5km fatti… quest’anno in particolare con Pascal facevamo il conto alla rovescia dicendo mancano 6 ristori, 5, 4, 3 … Non subisco il fascino di correre la notte, non vedo il paesaggio, non mi distraggo, anzi sono concentrata a non farmi investire da qualche macchina… in verità la gara potrebbe finire all’ottantesimo, si li non mi diverto più molto, voglio solo portala a termine e gli ultimi chilometri sembrano interminabili… stringo i denti, ripeto qualche mantra, dedico un chilometro a ogni persona che fa parte della mia vita, sono stanca ma sto bene, con Pascal e Andrea che mi esorta e mi dice quanto manca arrivo a Faenza… che gioia, ridiamo guadiamo l’orologio e Pascal mi dice che ce la facciamo a stare sotto le 14 ore e quindi si va senza mollare di un centimetro perchè ne siamo ancora capaci e lo vogliamo… il traguardo, gli abbracci, l’impresa!
Ho letto recentemente questa frase relativa a una maratona: “Al km 30 pensavo di essere morto, al km 35 desideravo essere morto. Al km 42,195 ho realizzato di essere diventato troppo duro da ammazzare…” ecco spostate un pò il chilometraggio ma la sensazione è la stessa!!”
Pascal Lemasle
“Adesso che sono considerato ultra maratona, mi sento per qualche giorno di autocelebrarmi per questa incredibile esperienza vissuta durante il Passatore. Ce l’ho fatta!! 100 km sono tanti ma 100 km del Passatore non si possono spiegare, è una gara difficile, mi sembra di ricordare solo le salite, e che salite. Ricordo del Passatore, il mio passo continuo, sempre (o quasi sempre) correndo e pensando al traguardo, ricordo i momenti di silenzio e di comunione insieme alla mia compagna di corsa, Alessia, momenti sacri fatti di volontà e determinazione, indimenticabili. Non é una gara nella quale guardi chi é veloce, ma guardi intorno a te, altre persone che hanno lo stesso tuo coraggio, corriamo uniti, rispettosi gli uni degli altri, ogni passo fatto é una vittoria, su sé stesso, sul guardarsi dentro e vedere la propria determinazione, il proprio coraggio, la propria stima che cresce. E’stato un viaggio incredibile, un avventura pazzesca, che rimarrà nei miei ricordi per sempre.”
Vincenzo Ferraiuolo
“Perché correre 100km?? Avete mai corso una maratona?! Prima di prepararla ci vogliono mesi e mesi in cui sogni, desideri, immagini e attendi tanto quel giorno e poi arriva e ti dispiace perché le cose belle arrivano durano un po’ e poi finiscono. Ma quando corri 100km la storia cambia, sai ma non immagini quando finirà, potrà succedere di tutto e la prima volta non la scorderai mai. Il mio Passatore comincia a Firenze con altri tre runners, due di loro hanno già affrontato questo viaggio, gli esordienti siamo io e Pascal. La temperatura è molto calda, come ogni anno, tutti consigliano di bere molto soprattutto all’inizio. Partiamo compatti e ci auguriamo buona corsa, ognuno ha tempi differenti e forse ci incontreremo lungo il percorso. I primi km li facciamo insieme poi al primo ristoro li perdo, per poi ritrovarli un paio di km dopo. Il caldo incombe bevo molto, come al solito preso dall’ euforia vado un passo decisamente veloce.
Al 35km comincia quella che sarà una lunga salita, fatta di tornanti con diverse pendenze. Lungo il cammino l’entusiasmo delle persone ma soprattutto quello dei bambini è un’ottima ricarica per la mente. Durante il percorso incontro una meravigliosa coppia di ragazzi, una delle più belle scene è lei che cerca la mano di lui e lui che l’aspetta, come se volesse dire: “tranquilla io ci sono”.
La salita fino al Passo della Colla al 48km sembra non finire mai, gli ultimi km impegnano molto le caviglie. Siamo al giro di boa, mi cambio indosso una maglia un pochino più pesante, luce frontale per affrontare la notte e mangio un po’ di più senza esagerare, cerco di sbrigarmi ogni minuto che rimango li sarà difficile poi ripartire. Comincio la discesa e fino a Marradi riguadagno tempo, in più sciolgo le gambe che fino a prima avevano visto solo salita. La notte è magica, sapevo che sarei stato solo con me stesso, con i miei pensieri, le mie paure, le mie considerazioni. Mi avevano detto il Passatore comincia dopo il 50esimo km era vero, quando scendi ci sono dei momenti dove sei solo e pensi di tutto, agli affetti, a quello che hai sbagliato, a quello che cambierai quando tutto sarà finito, a quello avresti voluto dalla vita e poi ad un certo punto arriva. Arriva il momento in cui i primi dolori si fanno sentire, in cui vedi quel bus che raccoglie chi si ferma per ritirarsi e delle volte vorresti salirci, ma poi pensi sono arrivato al 75km non manca tanto. Ti aggrappi ad ogni ricordo felice, a dove sei arrivato e al pensiero che quando giungerai al traguardo, tutto questo ti mancherà.
Quindi dici a te stesso goditi ogni km che stai correndo finché puoi. Gli ultimi km sono davvero interminabili, le caviglie e la zona dell’avampiede sono le zone interessate al dolore, non manca molto. Altri 5km leggo dai cartelli, decido avendo ancora forza nelle gambe di accelerare il passo e come per magia ogni fastidio svanisce, forse la gioia di arrivare o non so ma corro, corro “veloce”. Vedo l’arrivo, finalmente attraverso il traguardo ed è bellissimo ce l’ho fatta ho corso 100km. Bacio per terra e ringrazio di essere arrivato. La sensazione è unica, indescrivibile e ogni dolore svanisce. La medaglia al collo attesta che sono arrivato. Sono un Ultramaratoneta. “
Massimo Ciocchetti
“22 Aprile 2018, termine della maratona di Londra, un mese e tanti giorni fa decisi di smettere di correre gare lunghe per dedicarmi a qualcosa che forse mi poteva regalare altre gioie, quanto emozioni. Ma un mese fa, al termine di quella maratona, la mia vita lavorativa cambiò in positivo regalandomi una promozione notevole a lavoro che mi ha portato a non correre per ben trenta tre giorni e ad accumulare uno strato di stress fisico quanto mentale così elevato che ben quattro giorni prima dello start della famosa 100 km del Passatore decisi di iscrivermi e compiere questa follia. Sentii il bisogno di ritrovare me stesso in quel viaggio, un po’ “affollato” purtroppo, che da Firenze porta a Faenza e chissà magari avere la consapevolezza che quello stop non era altro che la semplice quanto pura necessità di recupero da parte del mio corpo oramai stanco.
Dedicarsi alle Ultra-maratone è perfettamente incompatibile con la razionalità. Per fare questo tipo di gare e determinati allenamenti, devi essere necessariamente un po’ irresponsabile, un incostante, un incosciente, un lunatico, un ostinato, un egocentrico, uno determinato, ma spesso inaffidabile, spesso pigro nella vita, spesso incoerente, umile, ma spesso permaloso ed incazzoso, ma soprattutto devi essere un sognatore cronico. Difficilmente chi ha un carattere, in cui ogni sua scelta è ponderata e razionale, potrà mai dedicarsi alle Ultra-maratone e semmai lo farà, ne uscirà fuori rapidamente.
E’ stata una medaglia voluta, quanto sudata e cercata. Non sto qui a raccontare i particolari della gara, dei problemi avuti per il forte caldo o per le tante facce amiche incontrate in questo lungo viaggio semplicemente perche’ tengo per me quello che ho provato, ma soprattutto quello che nuovamente ho vissuto una volta alzate le braccia al cielo varcato l’arco di arrivo.
Come scritto sul mio profilo facebook:
“Correre significa viaggiare, soffrire, sfidarsi, conoscersi.”
E’ l’anello mancante in grado di connettere corpo e mente: quando il primo cede sotto i colpi inferti dalla fatica e dal dolore, la seconda reagisce mettendosi al comando ed ordinando ad ogni singola fibra del tuo corpo di continuare, un passo avanti l’altro, sfidando ogni legge fisica, sfidando la paura, la fatica, la resa. Mai come questa volta mi sono reso conto di quanto una mente centrata e focalizzata sull’obiettivo possa fare la differenza. Con le gambe fuori allenamento già da diverso tempo, ho faticato non poco a terminare questo mio secondo Passatore. Una gara che come molti sanno non amo, ma forse proprio per questo è stato ancora più emozionante affrontarla con tutte le difficoltà del caso, e comprendere una volta di più che questo meraviglioso sport può riservaci sorprese inaspettate in ogni singola gara o sfida che si affronta. Non ci sono riconoscimenti ad attendermi al traguardo, solo la gioia immensa di averlo tagliato grazie alla mia tenacia, alla mia determinazione, alla mia passione. Nessuno mi paga per correre, ma vi assicuro che ogni chilometro percorso mi rende ricco dentro.”
CLAUDIO LEONCINI