Com’è il percorso? C’è il salitone fino al Pincio? Passiamo dentro Villa Borghese?
Tutti danno la propria versione sul tragitto della CorriRoma notturna di quest’anno. Di sicuro c’è la partenza, Piazza del Popolo, poi…non si sa.
Chi vuol creare panico, chi vuole tranquillizzare, chi inventa sul momento… forse passiamo dentro la Galleria Nazionale d’Arte Moderna…
È una lunga parentesi di ipotesi che accompagna l’attesa della partenza.
A scaglioni.
Era necessario?… Il numero non eccessivo dei partecipanti avrebbe consentito una partenza unica. Non è giusto soffocare a priori le aspettative di un runner dello scaglione C che vorrebbe battersi spalla a spalla con un top dello scaglione A.
Che ne sai come mi sento stasera?
E quanta tristezza in quei secondi dopo lo start, immaginando gli A che stanno già sfrecciando per le strade della mia stessa gara mentre rimango a parlare del nulla nell’osteria C.
In ogni caso… si parte.
Imbocco Via del Corso con una certa titubanza: ci sono ancora in giro turisti con la mascherina ed è netta la paura di tutti i virus percepita nei nostri sbuffi da runner.
Dopo il rettilineo la curva che porta verso Piazza di Spagna e il primo assaggio di vertigine: le strade sono buie!
Cambia l’equilibrio dell’andatura che se la gioca fra la rigidità di esser certo dove sto poggiando il piede e il fatalismo di lasciarmi andare. Per fortuna dura poco e l’illuminazione standard ricompone le giuste sensazioni.
Riscendo nell’ultimo tratto di Via del Corso, poi Piazza Venezia, Fori Imperiali e… ci risiamo, buio pesto.
Forse hanno spento tutte le luci dopo il passaggio dei top dello scaglione A.
I sampietrini diventano minacciosi, la storta è il pericolo da evitare. Mi si accostano sagome indefinite e le silhouette denunciano lo stesso timore: non è che finiamo dentro qualche buca? Vorrei incrociare gli sguardi per condividere il disagio, ma non ci riesco, vicini e inaccessibili, in questa ansia accelerata che mima l’indifferenza. Si ritorna a vedere intorno a Caracalla e al Circo Massimo, poi di nuovo nel buio fino alla Piramide Cestia, lungo Via Marmorata e alla Bocca della Verità.
La salita del Teatro di Marcello neanche la sento tanta è la gioia di vedere le luci che mi aspettano in cima. Riattraverso Piazza Venezia ed è l’ottavo km.
Ottavo km di cosa? Imbocco altre scicanne oscure intorno al Mausoleo di Augusto e in vista dello sprint finale decido di attenermi al fascino della manifestazione. Mi ricarico di una febbrilità controllata nonostante il percorso malinconico.
In questa irriconoscibilità fuggente siamo personaggi di Magritte, involucri di aspirazioni assegnati a partenze evanescenti.
Sandro Giambra