Sabato 14 Settembre “Stadio Nando Martellini” 12x1h

Anche quest’anno si è svolta, allo Stadio Nando Martellini l’attesissima 12 Criceti X 1h, classica staffetta di metà settembre. Le regole sono poche ma semplici possono essere riassunte così: 12 ore, 12 apost…runners. Inizi a correre in pista e quando senti lo sparo corri più in fretta perché il secondo colpo non è a salve. Motivante.

I giorni precedenti all’evento sono stati al cardiopalma non tanto per gli allenamenti quanto per le chat, con whatsapp ha visto crescere il valore delle sue azioni grazie al picco di attività che ha superato anche il traffico generato dalla catena di Sant’Antonio per affrontare le spese della clinica del gatto Mariuccio nel lontano 2012.

Coach Arrigoni (ma forse anche altri) ha lavorato sottotraccia per settimane per mettere insieme un manipolo di uomini e di donne in grado di portare a termine l’impresa. Telefoni caldi fino al giorno prima della gara quando in serata hanno finalmente visto la luce gli elenchi dei partecipanti. La pubblicazione ufficiale delle squadre, annunciata in pompa magna con tanto di conferenza stampa e presentazione al Circo Massimo, è stata salutata con un sospiro di sollievo da parte dei ricercatori di Princeton che hanno lavorato incessantemente per giorni per far quadrare le necessità di tutti (cit.). Inutile dire che poi alla partenza le carte sono state ulteriormente rimescolate. Per farla breve arriviamo al giorno della gara con le nostre tre squadre: GSBRA, GSBRB, GSBRF, per la gioia dei cronisti che dovranno più volte nominarle durante tutte le 12 ore di gara. Il fiore all’occhiello è la squadra tutta al femminile, dove la tradizione riesce ad abbinarsi perfettamente all’innovazione e vecchie e nuove glorie (non in senso anagrafico) si ritrovano per portare in alto tutto il gruppo.

Ma arriviamo al mattino della gara. La grande attesa è terminata e mi accingo a fare colazione quando ormai qualcuno ha già terminato il suo turno. Comincio a sbirciare il cellulare in attesa di qualche notizia. A quanto pare è il turno di Serpella, a cui nessuno aveva avuto il coraggio di dire che c’era la possibilità di correre in solitaria per 12 ore, altrimenti ci avrebbe fatto un pensierino. Seguo qua e là chi posso e guardo l’orologio in attesa che venga, è il caso di dirlo, la mia ora. Arrivo allo stadio e mi accolgono al gazebo il sorriso beffardo di Farina che è felicissimo di aver già terminato e quello di Coach Caponeri che è felicissimo perché ha trovato il modo di non correre. Saluto i compagni, indosso la canotta, appongo il pettorale inzuppato della fatica di chi mi ha preceduto e a riscaldamento ultimato mi ritrovo in griglia pronto per la partenza. Mi dà il cambio un Neri che ha ancora il passo del lama dopo le sontuose vacanze ma che promette come sempre battaglia appena ritroverà un po’ di forma.

E si inizia. Prendo subito il ritmo programmato e non mi faccio spaventare dal cronometro che scorre moooolto lentamente. Passano i giri, la fatica, soprattutto mentale, si inizia a far sentire, ma passo dopo passo si avvicina il traguardo. L’orologio al polso dà il primo responso: primo chilometro completato. Ah, pensavo già il decimo. Ne mancano solo dodici. Al quinto inizio a pensare che forse un bel fresco sabato di settembre andrebbe passato in un’altra maniera, al settimo mi sorge il dubbio che dopotutto si può essere felici anche senza continuare a girare in tondo. Meno male che c’è la musica che ci fa compagn… ah no. A un certo punto penso di avere un dejà-vu, e dopo circa 400m un altro, e poi un altro ancora. Tanti dejà-vu. Alla fine saranno 33, e di certo non vi devo ricordare cosa successe al 33°.

In tutto questo delirio, qualcosa a un certo punto giunge da lontano a dare sollievo. È la voce del Super Coach Luciano che nel frattempo è arrivato a dispensare tempi e ritmo per tutti. A ogni passaggio le sue parole sono allo stesso tempo catarsi, motivazione, dolce litania. 1’47, ora pro nobis. 1’48, ora pro nobis. 1’47, ora pro nobis. 1’46.5 orate pro nobis. E così, giro dopo giro, si arriva all’ultimo minuto. Ecco lo sparo. Accelero come una lepre che fugge dal cane e corre verso il suo rifugio, come l’amato che corre verso l’amata dopo un lungo tempo che li ha tenuti lontani. Così mi dirigo verso chi proseguirà dopo di me, Coach Arrigoni, mio rifugio, mia amata. Batto il cinque, mi butto fuori dalla pista, bevo un botto di acqua, poi pizza acqua crostatina doccia pasta acqua. Mezz’ora per riprendermi e poi acquisisco finalmente anche io il sorriso beffardo per quelli che arrivano adesso.

Qualcuno merita menzione. Carbone sembra troppo serafico in partenza, si scoprirà in seguito che gli avevano riferito che era una gara di Fit-Walking. De Sossi si presenta al campo con fasciatura in testa e gamba ingessata, dicendo che dovrà correre così, 14km per lui. In prima serata con molta calma si presenta anche Russo, che chiede subito dov’è l’open bar e mostra un po’ di disappunto dopo aver saputo che nella quota d’iscrizione non era compresa la consumazione. Spritz in mano, 14km e spicci anche per lui.

La cosa più grande la fanno le ragazze, le Gsbrffine, tirando fuori prestazioni individuali e di squadra che dire maiuscole è veramente molto riduttivo. Ne parleranno meglio altri, più titolati di me a farlo. Da qui solo applausi.

Si conclude con un po’ di capogiro una giornata di sport e di gruppo, con la consapevolezza di aver vissuto un bel momento formativo di squadra. E da tutto questo gran giramento di p…ista si continua con l’avventura del GSBRun.

Armando Piccardi

 

 

 

LA MIA PRIMA VOLTA

 

Il sabato era iniziato presto con il pensiero rivolto a Valerio, primo staffettista della mia squadra. La giornata era stata scandita da ogni cambio di frazione, leggendo ogni volta il messaggio su whatsapp che coach Paolo Galasso aveva inviato il giovedì sera, imparando, di fatto, a memoria i turni. Come impostare la gara? Senza paura, mi ripetevo. Fai quello che da sempre fai nella vita: corri, nello sport come in tutti i giorni. Le ore, i minuti erano diventati lunghi 400 metri e si ripetevano, finivano e ricominciavano senza soluzione di continuità, fino a quando, in largo anticipo nonostante avessi avuto conferma di un ritardo di 30 minuti della partenza della prima frazione, decidevo di mettermi in macchina e varcare, finalmente, il cancello dello stadio Martellini. A darmi il benvenuto, un abbraccio di magia che soltanto la pista sa regalare. Con curiosità e comunque un pizzico di preoccupazione, avanzavo verso quel punto di riferimento che era il gazebo. Una fiamma sempre accesa, mai spenta dal lavoro di chi la anima e da coloro che con la loro passione rendono tutto possibile. Che sia Manuel, Ignazio, Marco o Paolo c’è sempre qualcuno pronto a soffiare su quel fuoco per non farlo spegnere. Ad accogliermi, una intensa partecipazione da parte del coach Manuel e di Super Coach Luciano con tanto di cronometro alla mano a scandire e commentare il passaggio di ogni suo atleta. E questa loro contagiosa passione è stato il carburante che mi ha aiutato a correre. Passione che è stata il collante di ciascuna individuale prestazione verso il tutto: la squadra. L’incitamento anche del sopraggiunto coach Paolo, non faceva altro che aumentare l’adrenalina di voler scendere in pista. Un’emozione unica ha compresso un’ora che, di fatto, è volata via, sospinta ad ogni curva da una voce sempre pronta ad incitare. Questa è stata la mia prima staffetta, la mia prima volta e neanche il gol del Genoa a tempo scaduto ha potuto intaccare la pienezza di questa giornata, perché la prima volta non si scorda mai.

Alberto Florini

 

 

 

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