Livata Night Race

1° Edizione della Livata Night Race

 

L’attività mattutina dello scorso sabato è stata trovare un modo per sfuggire alla calura che si preannunciava terrificante. Mi balza all’occhio una gara in notturna adocchiata qualche tempo addietro e più che l’aspetto agonistico o la possibilità di una gita fuori porta, mi convince la promessa dei 18° in partenza e qualcosina meno all’arrivo. Quindi pranzo, pennichella e caffè, e nel tardo pomeriggio eccomi all’iscrizione della prima edizione della Livata Night Race, gara di 10km alla prima edizione con partenza alle 20:45, appunto, da Livata, sul Monte omonimo a circa 1400m di altitudine.

Tempo cinque minuti e mi accorgo che la stessa idea era venuta a un bel po’ di compagni di squadra e di allenamenti con cui tra una chiacchiera e un’altra ci avviciniamo al riscaldamento, che si fa ricordare per la troppo dimenticata e finalmente rinnovata sensazione di freddino.

“A proposito, ma l’altimetria della gara?”

“Eh?”

“L’altimetria, si sa qualcosa?”

“Scusa adesso ho da fare”

“…”

Quello che si sa è che il percorso di gara si snoda sull’altopiano dei Fondi di Jenne e prevede passaggi sia su strada che su sterrato, anche in mezzo ad una faggeta. Finiamo il warm-up, tutti pronti in griglia muniti di torcia frontale come da regolamento e facce piene di aspettative.

“Si, ma l’altimetria?”

“Eh… si si, tutto a posto”

“Ma…”

Attendiamo che dal percorso sia tutto pronto e parte la gara. Pronti via e subito due chilometri in salita, si bello tra gli alberi, si bello al tramonto, ma salita. Le prime avvisaglie mi convincono che sarebbe stata una gara diversa da come me l’ero immaginata, ma usciti dalla parte alberata inizia finalmente la discesa, con la luna piena che ci regala un paio di scorci tra i più suggestivi trovati nella mia pur breve carriera podistica. Un altro chilometro di asfalto e poi si svolta decisi a sinistra sullo sterrato.

“Ma quello sulla curva era il ristoro?”

“Eh, mi sa di si…”

Poco meno di un chilometro e la strada inizia a salire, in concomitanza della faggeta. Ora, che fosse una faggeta lo so perché l’avevano detto prima, per me in quel momento potevano essere faggi, castani, pini o lavatrici, poco cambiava. E’ infatti ufficialmente buio pesto, nonostante la presenza della luna, delle nostre torce e delle numerose e salvifiche lampade piazzate dall’organizzazione a farci da guida.

Quindi, salita, buio e in ordine sparso sassi, rami, radici, buche. Mancano le cavallette, strano.

A un certo punto vedo una delle lampade a circa 5-6 metri sopra di me. “Ma come l’hanno messa su quel ramo lassù?” “Ma è ad altezza di strada. È la strada che è lassù”

Capisco che la gara è sull’altopiano nel senso che è in alto e che vai piano. Sempre più in alto, diceva qualcuno, partono anche i tornanti e la pendenza inizia a diventare a livello pista da sci.

“Dopotutto se c’è una salita prima poi si scenderà”

“Si, però ce devi pure arriva’, in cima”

“Eh…”

Ed è così che scopro che la risposta alla domanda sull’altimetria non era sicuramente 42 ma un più prosaico 23. Lo so, detta così è un po’ criptica, vi lascio il compito di decifrare.

Oltretutto la scena di gente che corre disperata in mezzo al bosco di notte con le torce accese ricorda un po’ un film horror e un po’ un altro film horror, nessuno si sorprenderebbe se da un momento all’altro uscisse fuori il tizio con la mannaia e a questo punto anche l’inizio dell’agognata discesa è vissuto con circospezione, ma alla fine riprendiamo l’asfalto. Rimesso a posto il calendario dei santi ci dirigiamo verso gli ultimi due chilometri, dove la discesa piuttosto pronunciata – e vorrei vedere – concede a tutti un finale trionfante a ritmi esaltanti. I dieci chilometri li possiamo anche approssimare a 9.3 senza rammarico, arrivo, festa e ristoro per tutti. Pure questa è andata.

Se non si fosse capito, la gara mi è piaciuta molto, gli organizzatori si sono dati veramente da fare e si è visto che ci tenevano che andasse tutto bene (anche perché se andava male, andava male male).

 

Veniamo però ai numeri. All’arrivo sono 159 di cui 40 donne, solo per la competitiva, ma meritava sicuramente di più.

Vince la gara Lorenzo Cacciamani dell’Atletica Villa Guglielmi con il tempo di 35:07, mentre tra le donne primeggia Simona Magrini degli Olibanum Overrunners con 42:45. Bravissimo e bravissima per carità, ma per quello che ci riguarda, due de’ passaggio.

A noi interessa come si sono comportati i nostri e le nostre, e vi anticipo che non ci siamo fatti parlare dietro. La classifica bancaria completa recita così:

ARMANDO PICCARDI 45:39
ANZALONE SANDRO MARIA 47:04
# MILANESE LAURA 48:51
VENTURA ANDREA 49:08
CORRADO OVIDIO 50:44
CAVARRA MARCO 51:04
FERRARI ROBERTO 51:04
AUGIMERI FABRIZIO 52:52
# DI BENE CLAUDIA 53:04
PECORARO GUIDO 55:20
# NARDINI TIZIANA 55:50
ROMANI GIOVANNI 57:19
# BELA’ SARA 58:38
PASSA MAURIZIO 58:49
CARIA MASSIMO 01:01:06
# BARALDO ALESSANDRA 01:01:15
VIOLANTE SEBASTIANO 01:05:41
VERNAGLIONE FABIO 01:39:18

C’è da considerare che viviamo in un mondo crepuscolare, tutto è molto fluido e dobbiamo imparare ad allargare gli orizzonti. Quindi potremmo a buon diritto includere chi partecipa al Luciano Duchi Running Project pur non essendo tesserato con la nostra società, perlomeno menzionando Raffaele Fruttaldo che con il tempo di 44:50 (che gli vale anche il terzo posto di categoria SM35) si piazzerebbe in cima alla nostra classifica. Però non mi ricapiterà di capeggiare una graduatoria, quindi la lasciamo così.

Classifica che per la parte maschile registra anche un primo posto, nella categoria SM65, per Sandrino Anzalone. Ottima prova per lui, fresco come una rosa all’arrivo.

Adesso mettetevi comodi perché le nostre cinque atlete fanno en plein e vanno tutte e cinque a podio nelle rispettive categorie. Le rinominiamo tutte, e vogliamo la hola mentre leggete.

Laura Milanese, terza assoluta femminile, non sale sul podio per una strana scelta dell’organizzazione che premia solo i primi assoluti, ma lo riguadagna come prima classificata nella categoria SF45. Claudia Di Bene seconda sempre nella categoria SF45. Tiziana Nardini terza nella categoria SF50. Saretta Belà terza nella categoria SF40. Alessandra Baraldo terza nella categoria SF35.

Applausi e complimenti per tutte.

Dulcis in fundo, con 18 presenze il GSBR vale da solo il 12% delle iscrizioni e vince il primo premio di società. Grande festa sul podio e tra i tavoli del vicino ristorante dove i più si sono fermati per uno strameritato terzo tempo all’insegna della condivisione e della fame.

Fine delle gare in questo scorcio estivo? Probabilmente no, aspettiamo altre prodi gesta verso magnifiche sorti e progressivi.

 

Armando Piccardi

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