Rimango personalmente sbigottito, vedendo sempre più frequentemente sui “social”, eminenti “mental coach” o “super tecnici”, personaggi dalla sintattica opinabile e con consecutio temporum devastata, che discettano su tutto lo scibile della preparazione atletica della corsa, dalla velocità alla maratona, ponendo le loro tesi su basi così certe, da far impallidire la teoria della relatività di Einstein e della velocità della luce nel vuoto.
Assatanati da sempre nuove e miracolose teorie di allenamento, moltissimi le leggono, tanti ne chiedono la spiegazione-traduzione ai rispettivi coach, molti, purtroppo, ne registrano i contributi e iniziano nuove preparazioni che spesso si dimostreranno: illusorie, negative se non catastrofiche nei risultati, controproducenti e pericolose per la propria salute organica e strutturale.
Come si fa a consigliare preparazione specifica, badate bene non generica, a un possibile campione rappresentativo eterogeneo al massimo. Andiamo dal giovanissimo che inizia a correre, al veterano che non capisce che ripetere i risultati dell’anno precedente è un importante miglioramento. Dal soggetto giovane che magari è fresco reduce di uno sport organicamente analogo, al cinquantenne al quale per aumentato peso, frequenza cardiaca e pressione arteriosa alta, è stato consigliato di fare movimento e che ha iniziato a correre (mi auguro dopo una fiscale visita medica). Andiamo dall’atleta evoluto che si allena da anni con frequenza giornaliera a chi ha iniziato a fare i primi chilometri di corsa lenta. Potrei andare avanti ancora a lungo con tanti esempi.
Ebbene, a tutti questi soggetti massimamente eterogenei per: anagrafe, genere, esperienze sportive precedenti, struttura corporea, attitudine allo sforzo e tanti altri parametri si consiglia: ripetute di potenza aerobica, potenziamento, farlek, tecnica di corsa e chi più ne ha più ne metta?.
Vade retro mental coach e rimanga lontano dai miei pupilli quarantenni e cinquantenni!!!.
LUCIANO DUCHI